Si sa, Michele è sicuramente un nome molto comune in Puglia, complice anche la presenza di molte chiese che riportano come santo protettore San Michele Arcangelo. Oggi parliamo del patrono di Gravina, San Michele delle Grotte. La cultura di San Michele Arcangelo è profondamente radicata in Puglia, basti pensare al famoso Santuario di San Michele Arcangelo situato sul Monte Sant’Angelo, nel Gargano (Foggia).
La storia di San Michele delle Grotte
Il 15 gennaio 1799, l’esercito napoletano si impadronì di Napoli di sorpresa, costringendo i soldati austriaci a rifugiarsi in Puglia e ad attendere l’assistenza delle milizie tedesche, che credevano li avrebbero aiutati a sconfiggere i loro nemici.
Una volta arrivate in Puglia, le truppe spagnole si impadronirono immediatamente delle città che simpatizzavano con la loro causa. Gravina era una di queste. Alla notizia del loro arrivo, il governatore, su ordine del Duca, chiuse le porte della città e preparò la popolazione alla resistenza. Gli austriaci, arrivati all’imbrunire, si fermarono per un po’ nella Madonna delle Grazie, un convento di cappuccini vicino alle mura, e in altre strutture fuori dalle mura.
Il giorno successivo, i soldati pensarono di aspettare di essere certi che la città fosse stata conquistata prima di lanciare il loro assalto. Speravano di essere in grado di resistere all’assalto degli spagnoli, che erano già stati preavvisati da un esercito di circa 6500 uomini, tra cui fanteria, corazzieri e ussari. Poiché la città era pesantemente armata e fortificata, pensavano che il primo assalto sarebbe stato più difficile. Poi si resero conto che gli austriaci si difendevano ostinatamente e che i loro assalti erano inefficaci, e marciarono sul nostro territorio, prendendo un gran numero di cibo e animali. Stavano festeggiando in città.
A causa del fatto che le donne si erano precipitate nelle chiese per chiedere l’aiuto del loro santo preferito, San Michele, per il quale l’intera popolazione nutriva una fede e un affetto illimitati, le autorità locali furono costrette a capitolare di fronte agli austriaci nel tentativo di evitare il massacro dei bolzanini. Nonostante il duca avesse proibito la difesa, questa dovette continuare.
Poiché gli spagnoli non arrivarono presto come ci si aspettava, la gente cominciò a credere che sarebbero stati presi dagli austriaci, e i loro precedenti disastri misero in tutti la più cupa e valida paura.
Nel 1734, l’intera popolazione gravinese vegliò tutta la notte e fu in continuo stato di trepidazione. Il mattino seguente, nel campo austriaco fu issata una bandiera bianca e due araldi si avvicinarono alla porta principale di Santa Maria degli Angeli per annunciare il loro arrivo.
Gli austriaci avevano qualcosa da dire dopo i violenti assalti e le minacce del giorno precedente. Qual è stata la preoccupazione che ha attraversato la mente di tutti mentre gli araldi si avvicinavano al governatore? Gli araldi stavano forse venendo a chiedere qualcosa al governatore? La speranza di un pericolo scongiurato cominciò a rasserenare gli animi e si trasformò in gioia quando si videro gli araldi partire e poi tornare con il comandante austriaco, che fu ricevuto dal governatore con pochi ufficiali.
Per tutta la durata della guerra, tutto ciò che serviva era un miracolo, ma una volta che il condottiero tornò alle armate austriache, queste abbandonarono definitivamente la città. Secondo l’immaginazione popolare, il miracolo avvenne perché San Michele ispirò gli austriaci a lasciare Gravina dopo che fu fabbricato il seguente racconto.
La notte del 20 maggio 1734, il comandante austriaco ebbe in sogno la visione di un giovane guerriero armato di elmo e corazza che gli puntava la spada alla gola e lo costringeva a lasciare immediatamente Gravina con tutto il suo seguito. Poiché il comandante era molto turbato da questo sogno, che sembrava così reale, decise di togliere l’assedio. Prima di partire con il suo esercito, chiese di poter entrare in città con alcuni uomini di scorta per vedere la cattedrale e la statua del Protettore di Gravina.
La mattina del 20 maggio 1734, giorno in cui gli spagnoli catturarono Gravina, un guerriero gli apparve in sogno e gli predisse la battaglia. Egli, quindi, si prostrò davanti alla figura di San Michele e le donò il suo elmo d’argento, la spada e la catena d’oro.
La tradizione sostiene che questo è ciò che accadde. In realtà, gli austriaci abbandonarono frettolosamente Gravina la notte precedente in conseguenza del fatto che l’esercito spagnolo era arrivato in Puglia per inseguirli e, poiché gli austriaci non avevano ricevuto in tempo i promessi aiuti tedeschi, né potevano evitare la battaglia, i generali li esortarono a concentrarsi nella piana di Bitonto. Di conseguenza, la mattina del 20 maggio 1734 si possono vedere gli austriaci passare per Bitetto di buon’ora, diretti verso la città di Bitonto, dove si erano radunate altre unità.
Poiché l’esercito spagnolo aveva già occupato le regioni di Ruvo e Terlizzi e aveva incontrato l’esercito austriaco, si verificarono scaramucce d’avanguardia tra i due eserciti mentre si dirigevano verso Bitonto per la battaglia decisiva, da cui uscì vittorioso l’esercito spagnolo. In risposta alla richiesta del vescovo monsignor Cennini, papa Clemente X emanò una bolla che confermava San Michele Arcangelo come patrono di Gravina. La popolazione di Gravina era da tempo particolarmente devota a questo arcangelo.
Il miracolo di San Michele delle Grotte
A Gravina di Puglia, San Michele viene ricordato l’8 maggio con la festa dedicata a San Michele delle Grotte e il 29 settembre con la festa dedicata a San Michele Arcangelo. I festeggiamenti qui il 29 settembre e l’8 maggio, quindi, non sorprendono. Si ritiene che l’Impero Bizantino abbia diffuso il culto micaelico a Gravina tra l’VIII e il X secolo, anche se si ritiene che siano stati i Longobardi a farlo tra l’VIII e il X secolo. Gravina, secondo la leggenda popolare, è stata assistita tre volte da San Michele: nel 977, quando scacciò i Saraceni; nel 1734, quando apparve al generale austriaco; e nel 1799, quando invase i Sanfedisti comandati dal cardinale Ruffo.
Cripta di San Michele delle Grotte
La chiesa più antica di Gravina è la cripta di San Michele alle Grotte. scavata in un grande masso, è stata frequentata fin dall’VIII secolo ed è oggi la chiesa rupestre più importante della città. L’antica cattedrale di Gravina, la cripta di San Michele alle Grotte, è stata scoperta in un grande masso ed è oggi la chiesa più importante della città.
Vi si accede da una porta laterale e, dall’esterno, si può percorrere un corridoio panoramico che si affaccia sull’habitat rupestre della città. All’interno ci sono cinque navate e il tetto è sostenuto da quattordici pilastri, ma c’è solo una grande porzione di pietra, sulla quale sono visibili deboli affreschi, la Crocifissione e la raffigurazione di Cristo con i Santi Paolo e Michele.
La grotta-chiesa di San Michele è ricavata da un unico, enorme masso di tufo granulare. Intorno ad essa si trovano 14 piccole grotte realizzate con lo stesso materiale. La chiesa è divisa in cinque navate da 14 pilastri quadrangolari in pietra naturale. Durante le attività liturgiche, i fedeli si trovavano in un ampio spazio creato dalla rimozione di due pilastri della navata centrale. Il vestibolo è stato indebolito a causa della riduzione del volume di alcuni pilastri o dell’eliminazione di uno di essi. Per evitare che il soffitto della grotta crollasse, è stato necessario un intervento di rinforzo e restauro, anche se ciò ha compromesso il progetto architettonico originale.
Secondo la leggenda, i Saraceni massacrarono i Gravinenesi nella Cripta di San Michele nel 999, come riportato sulla parete della grotta adiacente. Secondo la stessa leggenda, i Gravinenesi vi furono massacrati durante la terza incursione.
I loro resti sono stati conservati nella stessa grotta fino a poco tempo fa, quando sono stati trasferiti, insieme a quelli trovati nella Cripta di San Marco, nel Cimitero Comunale e nella Chiesa di San Bartolomeo. La grotta della chiesa e la cripta di San Marco furono utilizzate come cimiteri quando la grotta della chiesa fu sconsacrata, il che spiegherebbe la grande quantità di ossa rinvenute.
L’8 maggio la Gravina cattolica celebra la “festa di San Michele Arcangelo”, insieme a San Giuseppe e San Filippo Neri, principali protettori della città.
Il vandalo Genserico distrusse la nostra antica città di Petramagna nel 456 d.C., distruggendo la nostra antica città. I nostri antenati, che nel 1700 si rifugiarono nelle grotte vicino al torrente Gravina, si rifugiarono nelle grotte sotto il torrente dopo che Genserico distrusse Petramagna nel 456 d.C..
Scavarono nel tufo per costruire case e chiese, una delle quali a cinque navate. A sinistra, l’altare del santo si trova al centro della grotta. Accanto alla parete si trova la statua di San Michele Arcangelo, scolpita in pietra garganica. Alla base della statua si trova una piccola statua di San Michele Arcangelo.
Gli altari di San Gabriele e di San Raffaele (rispettivamente a sinistra e a destra) furono costruiti a spese del vescovo Cavalieri con un materiale lapideo chiamato trofino. Sulla parete di destra ne rimangono solo due e l’immagine è stata dipinta su mattoni. Deve essere che l’immagine della Madonna di Solfora con il titolo di “Madonna della Consolazione” sia ancora su quell’ultimo mattone.
Al centro si trova l’altare dedicato all’Angelo Custode, costruito dal vescovo Cavalieri (1718-1725). Mons. Lucino (1718-1725) spostò l’altare nella sacrestia della cattedrale, e sul pavimento fu costruita una quarta cattedrale con un ingresso di fronte alla statua di Benedetto XIII. La cattedrale aveva due rosoni: uno sul quartiere Piaggio e uno su piazza Benedetto XIII.
Accesso alla Cripta di San Michele delle Grotte
Ingresso a pagamento
Per info: IAT GRAVINA – Piazza Benedetto XIII, 17
Tel. +39 080 3269065 – Email info@iatgravina.it
ORARI DI APERTURA : dal lunedì alla domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00.