Concattedrale di Sant’Eustachio Martire

La famosa concattedrale di Sant’Eustachio Martire è il duomo di Acquaviva delle Fonti, sede di una delle parrocchie della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, nonché di una delle sue concattedrali.

Acquaviva delle Fonti è una frazione e un comune della provincia di Bari, in Italia. Si trova nella regione Puglia ed è servito da una stazione ferroviaria, con circa 20.000 abitanti.

Affrontiamo oggi un altro luogo di culto molto famoso in Puglia, meta ogni anno di centinaia di visitatori da tutta Italia, anche molti turisti rendono omaggio a questa stupenda concattedrale di Sant’Eustachio Martire.

Storia della concattedrale di Sant’Eustachio Martire

Acquaviva delle Fonti aveva un tempo una concattedrale dedicata a Sant’Eustachio Martire nel luogo dove sorge l’attuale di cui stiamo trattando la storia in questo articolo.

Questa chiesa fu costruita tra l’XI e il XIII secolo su progetto del romanico pugliese. Inizialmente era dedicata all’Assunzione della Vergine Maria, ma in seguito fu chiamata Sant’Eustachio.

Cesare Lambertini, arciprete di Acquaviva e arcivescovo di Isola, promosse la ricostruzione della chiesa nel 1529 in risposta all’aumento della popolazione. Il patrono di Acquaviva delle Fonti, Sant’Eustachio, fu immortalato nel 1623 da Ascanio Gesualdo, arcivescovo di Bari e Canosa e patriarca titolare di Costantinopoli. Fu completata nel 1594 durante il regno di Alberto Acquaviva.

Fu chiamata palatina, o palazzo reale (dal latino palatium, che significa palazzo reale), l’intento quando fu fondata era quello di tenerla lontana dalle autorità della chiesa, perché questa tipologia di strutture rispondeva al regnante piuttosto che alle autorità ecclesiastiche.

Le chiese di questo tipo non rispondevano alle normali autorità ecclesiastiche, ma piuttosto al sovrano, che spesso nominava chierici di suo gusto e li pagava per eseguire i propri interessi.

Oggi in Puglia esistono quattro chiese palatine: La cattedrale di Acquaviva, la cattedrale di Santa Maria Assunta ad Altamura, la basilica di San Nicola a Bari e il santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo.

Gli Accordi Lateranensi furono firmati prima che diventasse chiesa palatina, il 13 gennaio 1859, dopo una sosta ad Acquaviva e una a Bari per il matrimonio del principe ereditario con Maria Sofia di Baviera, il penultimo re del Regno delle Due Sicilie Ferdinando II assistette a una messa nella cripta della cattedrale.

La cripta della Concattedrale di Sant’Eustachio Martire è stata riaperta nell’agosto 2015 dopo un restauro durato un anno e dal 5 luglio 2020 è in corso un restauro conservativo delle volte superiori della chiesa, consistente in un restauro completo degli antichi colori.

Infine, dall’11 marzo 2021, le pareti sono sottoposte a un trattamento conservativo per la pulizia delle facciate, operazioni obbligatorie quando si trattano reperti cosi antichi.

Esterno, Interno e Facciata principale

La muratura portante dell’edificio è tutta in pietra calcarea; all’esterno è a vista, ma all’interno alcune zone sono lasciate intonacate o rivestite con lastre di marmo, tra cui la controfacciata e le pareti delle navate laterali e delle cappelle del Santissimo Sacramento e del Purgatorio, rispettivamente.

L’architettura abruzzese è particolarmente ispirata all’architettura religiosa, in particolare alla basilica di Santa Maria Assunta ad Atri e alla chiesa di Santa Giusta e alla basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, che presentano facciate squadrate senza timpano e un rosone centrale. La cattedrale di Acquaviva presenta alcune analogie con quella di Atri per quanto riguarda le facciate laterali.

Gli ordini corinzio e dorico del monolite principale sono divisi da lesene in tre parti (la facciata multipartita è di impianto rinascimentale, mentre le restanti facciate ricordano il romanico pugliese). La parte centrale del prospetto anteriore presenta un rosone manierista rinascimentale composto da sedici colonnine disposte a raggiera e collegate da archetti.

Le valve della conchiglia e i putti alati sono posizionati sotto gli archi, un litico fitomorfo figurativo sporge dal centro del rosone. Il frontone del portale principale è sostenuto da due stilofori. Due stilofori sostengono le colonne che sorreggono il frontone dei portali laterali. Sopra i portali laterali si trovano due nicchie libere. All’apice di ciascuna di esse è posizionato un bassorilievo che riproduce lo stemma di Acquaviva delle Fonti.

L’archivolto del portale raffigura la conversione di Sant’Eustachio, la targa in cima alla facciata commemora la fondazione della chiesa e al centro si trova un ampio triangolo che rappresenta la conversione di Sant’Eustachio. Ai vertici sono collocate le statue in pietra di San Pietro e San Paolo, mentre al vertice centrale sono rappresentati la Vergine Maria e il Bambino.

L’interno della Concattedrale di Sant’Eustachio Martire

L’interno, diviso in tre navate con volta a botte, è costruito con una copertura a botte sulle navate laterali e con una volta a lunetta sulla navata centrale. La volta principale poggia su archi massicci che poggiano su pilastri in pietra con semicolonne che puntano in direzione degli archi, sui muri perimetrali, tra le semicolonne si ergono falsi pilastri che sostengono piccoli archi.

Su ogni parete si formano sette campate, disposte su questi falsi pilastri con semicolonne intermedie. La fascia inferiore presenta un’ulteriore campata a forma di cappella, mentre la fascia superiore funge da cleristorio e presenta una monofora in ogni campata. Sotto ogni finestra (tranne la prima, occupata dalla cantoria e dall’organo) sono esposti dipinti a olio raffiguranti San Giuda Taddeo, Simone, Matteo, Marco, Luca, Paolo, Pietro, Filippo, Giovanni, Giacomo, Tommaso e Bartolomeo, che ricoprono le pareti da capo a piedi.

Le volte, i pilastri e le colonne sono decorati con stucchi. La Vergine di Costantinopoli è onorata nell’altare principale, che risale al XVI secolo. Durante i restauri ottocenteschi all’interno della chiesa, oltre a varie marmorizzazioni e stucchi, sono state apportate modifiche all’arredo: molti altari secondari sono stati rimossi o trasferiti in altre chiese acquavivesi, l’Incoronazione della Vergine e della Trinità con San Francesco di Sales, San Filippo Neri, San Michele e la Chiesa di Santa Maria della Pace.

Francesco di Sales, San Filippo Neri, San Michele Arcangelo e le Anime del Purgatorio (un dipinto a olio di Andrea Miglionico) furono spostati nella chiesa di San Domenico, mentre il baldacchino ligneo fu riutilizzato come bussola nella sua nuova collocazione. Il fonte battesimale originale in pietra scolpita fu inizialmente conservato nel Palazzo Vescovile e successivamente installato nella seconda cappella di sinistra della chiesa di Santa Maria Maggiore. Tuttavia, molte altre tele andarono distrutte.

La cripta Concattedrale di Sant’Eustachio Martire

La cripta è un parallelogramma racchiuso da volte a crociera sostenute da quattordici colonne ioniche al centro e da colonnine sui muri perimetrali. Addossati alla parete posteriore si trovano tre preziosi altari. Sul primo altare si trova l’immagine di Sant’Eustachio, la cui moglie Teopista e i figli Teopisto e Agapio sono raffigurati ai lati.

L’altare centrale, costruito nel 1693 e dedicato al Santissimo Sacramento, è circondato da balaustre in breccia francese. L’altare è circondato da tre strati, ciascuno dei quali è ricoperto da una doppia lamina d’argento. Una piccola cupola si trova in cima a un tempio al centro del tabernacolo, che è diviso in tre aree.

Un intero rivestimento di lamine d’argento adorna il terzo altare, realizzato nel 1753 e dedicato alla Vergine di Costantinopoli. Francesco Palvisino Putignan, che ha dipinto la Madonna di Costantinopoli, è raffigurato nel cono che tiene in braccio il Bambino. Due corone d’oro donate dal Capitolo Vaticano sono poste sulla Madonna e sul Bambino per adornare le loro immagini.

Organo della concattedrale di Sant’Eustachio Martire

L’organo a canne, realizzato da Carlo Vegezzi Bossi nel 1905 sulla cantoria, è stato sottoposto nel corso degli anni a numerose ristrutturazioni e restauri, tra cui quelli del 1968 da parte di Leonardo Consoli e del 2001-2004 da parte della ditta organaria Continiello.

In quest’ultimo caso è stata rimossa la cassa lignea, realizzata da Paolo Tritto Acquaviva, e al suo posto è stata posta una nuova consolle mobile. L’organo è dotato di 44 registri trasmessi elettronicamente; la consolle è indipendente e si trova sul pavimento della sala e dispone di tre tastiere di 58 tasti ciascuna e di una pedaliera concavo-radiale di 30 note.