La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, dichiarata monumento nazionale nel 1870, è un eccezionale esempio di arte romanica e gotica italiana. Nel 1369 Raimondello Del Balzo Orsini commissionò la costruzione di questo monumento, che fu terminato nel 1391 e ospita la reliquia del dito di Santa Caterina d’Alessandria che egli riportò dalle Crociate. All’inizio del XV secolo, Maria d’Enghien, moglie di Raimondell, organizzò l’affresco della struttura (De Arecio e altri). Tra gli ingaggiati vi furono artisti senesi e giotteschi (Francesco d’Arezzo).
La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, nel centro storico di Galatina, è un meraviglioso connubio di stili architettonici romanico, gotico e bizantino, oltre che di magnifici affreschi. La superba architettura romanica della facciata è completata da un portale finemente decorato e da un rosone che sembra cucito nella pietra.
Il cuore gotico della Basilica, interamente affrescato per volere della principessa Maria d’Enghien nel XV secolo, nasconde un interno che comprende cicli pittorici che ritraggono i più grandi artisti napoletani dell’epoca, incaricati di realizzare quadri paragonabili a quelli di Assisi.
Gli angeli musicanti sono il tesoro iconografico della Basilica, un ricco catalogo di strumenti musicali medievali, la più antica rappresentazione visiva di cialde, arpe, pifferi a doppia canna e liuti in Europa.
Storia della Basilica di Santa Caterina D’Alessandria
Secondo la tradizione, l’edificio fu costruito da Raimondello Orsini del Balzo (1369-1391), ma alcuni studiosi ritengono che sia stato ampliato o in qualche modo modificato da una precedente struttura a due campate per creare questa, sia perché il portale appare anacronistico per il XIII secolo, sia per l’identica morfologia dei capitelli dei pilastri polistili delle tre campate iniziali della sala. Anche l’affresco “Madonna della Mela”, commissionato dalla famiglia Toucy, in particolare da Lucia d’Altavilla, contessa di Soleto, prima del 1299, è suggestivo. Non c’è dubbio che una parte dell’attuale facciata possa risalire a quella data.
Non è provato che la data riportata sull’architrave del portale sinistro (1319) sia corretta, la data fu stabilita dallo zio Raimondo del Balzo, che divenne conte di Soleto nel 1319 . Sebbene si ritenga che il nipote Raimondello abbia costruito la chiesa, ciò non significa che la data sia errata Si dice che visitò il Monte Sinai per rendere omaggio al corpo del santo dopo il ritorno dalle Crociate, la leggenda narra che, mentre si allontanava, morse il dito di Santa Caterina e glielo strappò dalla mano. La reliquia, che ancora oggi è conservata nel tesoro della chiesa, fu portata da Raimondello dall’Italia. Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, figlio di Raimondello e della principessa Maria d’Enghien, terminò l’edificio alla morte di Raimondello nel 1405.
La struttura è stata eretta su una preesistente chiesa bizantina di rito greco del IX-X secolo, i cui resti sono chiaramente visibili nella parete esterna della navata destra, dove l’abside è stata integrata per risparmiare materiale.
Struttura e Stile della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria
La Basilica Orsini in Puglia, una delle chiese più singolari dell’Italia meridionale per la sua architettura e i suoi affreschi, combina elementi romanici e gotici, sempre strettamente connessi e collegati tra loro senza mai diventare una fusione completa. Il romanico pugliese, una miscela di stili romanici e bizantini, trae la sua discendenza dal periodo romanico, che è costantemente consapevole della presenza del gotico, con influenze e origini normanne.
La facciata, di purissima linea romanica, presenta tre portali splendidamente ornati da intagli in pietra leccese sugli archi laterali e su quello centrale. La cuspide centrale sovrasta notevolmente quelle laterali. Il frontone, sotto il cornicione, è ornato da archi ciechi rampanti a tre fasce. Lo stesso motivo decorativo si ritrova anche sulle guglie minori e sulle pareti della navata centrale e di quella destra. Il convento fu costruito nel XVII secolo, addossato alla chiesa, distruggendo così la decorazione muraria della navata sinistra. Il pròtiro, attualmente costituito da due colonne che sorreggono due aquile, un tempo era sostenuto da due leoni stilofori.
In passato il pròtiro era costituito da quattro colonne e il sagrato, delimitato da quattro esili colonne di marmo tronche a due metri dalla facciata della chiesa, come si può vedere nell’opera di P. Cavoti, era delimitato da quattro colonne (P. Cavoti, 34). L’architrave del portale centrale, che raffigura Gesù seduto tra i dodici Apostoli, allude ai sarcofagi romani del IV secolo.
La facciata centrale è divisa verticalmente in due sezioni di diversa altezza: la parte superiore incassata e quella inferiore sporgente. Nella parte superiore si trovano tre acroteri, uno dei quali è San Francesco d’Assisi a destra e San Paolo Apostolo a sinistra. Il magnifico rosone, che risplende all’interno, è circondato da due fasce finemente intagliate e da un mezzo architrave sporgente. Dodici colonne minori, che ricordano un raggio di sole, partono dall’esterno e circondano un anello più piccolo che contiene l’arma di Del Balzo, realizzata in vetro colorato racchiuso in piombo. Le cuspidi minori sono leggermente incassate e sono ornate da archi rampanti come le maggiori, con due grandi occhi ciascuna: uno rivolto verso l’esterno e l’altro verso l’interno, entrambi in linea con le porte laterali.
Dopo che l’esame esterno della navata ha rivelato diversi elementi romanici, questa edicola ottagonale che ne forma l’abside è la “testa” della struttura, un gotico pugliese particolarmente puro nelle linee. Giovanni Antonio Orsini del Balzo costruisce quest’ultima campata, o coro, intorno al 1460. Il suo ruolo di lanterna che rende la struttura “luminosa” è anche architettonicamente diverso dal resto della struttura.
La struttura ha una base ottagonale con sette grandi finestre strombate, di cui cinque aperte e due chiuse. L’interno è diviso in otto lati da fasci di colonne anulari e poligonali. Piccoli mensoloni ad arco sostengono le grandi luci delle finestre accessibili dalle pareti esterne (altezza m. 7). Archi a trifora ornano la sommità e la base delle colonne. La cupola esterna è nascosta da una balaustra traforata, parzialmente conservata; la copertura è a scalinata. Sulle grandi aperture delle finestre sono presenti gli stemmi delle famiglie del Balzo, Orsini, d’Enghien, Colonna e Clermont.
Gli Affreschi della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria
Gli affreschi sono distribuiti su tutte le pareti, i pilastri, gli archivolti e le volte dell’interno e furono continuati per tutta la prima metà del XV secolo, su richiesta di Marie d’Enghien. Per ulteriori informazioni su di essi, si veda il volume di mons.
Gli affreschi di Galatina (Maestri, 1966) sono suddivisi in vari gruppi pittorici, a partire dall’ingresso principale della chiesa fino all’abside, in base alla loro collocazione e al loro contenuto tematico. Sulla volta e sulle pareti della prima campata è raffigurata l’Apocalisse; la Genesi compare nella seconda campata; il ciclo ecclesiologico è visibile nella volta della seconda campata; scene cristologiche sono raffigurate nella terza campata; scene angelologiche sono presentate nella volta della terza campata; un ciclo agiografico è sparso per tutta la chiesa, con prevalenza sulla volta e sulle pareti del presbiterio, ma alcune sulle pareti e sulle volte della navata destra. Maria è rappresentata nella volta e sulle pareti della navata destra, oltre ad essere un po’ sparsa in tutta la chiesa. Oltre alle raffigurazioni delle Virtù (i quattro cardinali, i tre telogali e la Pazienza), le vele della prima campata raffigurano queste ultime. Inoltre, sono presenti gli affreschi del coro e dell’abside, quelli del deambulatorio destro e quelli della piccola abside sulla parete esterna della navata destra, e quelli del deambulatorio sinistro e quelli della navata sinistra. In tutti questi affreschi si può quasi sentire la lezione francescana del Poverello di Assisi: il corso della vita dell’uomo è il racconto dell’amore di Dio. Con i suoi cicli pittorici, la Basilica di Galatina è seconda per grandezza solo alla Basilica di San Francesco d’Assisi.
Il micromosaico
L’icona del Pantokrator del Museo Orsiniano, realizzata a Costantinopoli tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, è un vero tesoro. Fu creata in un atelier tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo e fu donata ai frati che vivevano nel convento della Basilica intorno al 1400. Intorno al 1400, Raimondo del Balzo Orsini donò questa icona ai frati che vivevano nel convento annesso alla Basilica. È larga 34,8 pollici, lunga 15,6 pollici e alta 1,3 pollici, compresa la cornice metallica. Il Pantokrator è raffigurato con un gesto di benedizione nel pannello centrale. Il suo artista bizantino ci colpisce ancora oggi. L’artista combina le tecniche del micromosaico in minuscole tessere di un millimetro di lunghezza con la tecnica della pittura a cera per sottolineare ed enfatizzare alcune parti del volto. Utilizza la pittura a cera in uno spazio ridotto per combinare le tecniche del micromosaico con quelle della pittura a cera ed enfatizzare alcune zone del volto.
Le piastrelle polimateriche, grandi e piccole, sono realizzate con cera d’api e pece greca, ricoperte di legno di pioppo. La veste del Pantokrator è ricoperta da piastrelle di cera colorate con polvere di ocra e azzurrite (Schwarz 1995: 304). Le piastrelle d’argento formano i monogrammi di Cristo nella parte superiore dell’immagine. Lo sfondo e le lumeggiature sono realizzate con piastrelle dorate in rame (triangolari, quadrate e rettangolari). Le piastrelle d’argento sono quelle che formano i due monogrammi di Cristo in alto. La cornice che circonda l’immagine del Pantocratore è realizzata con due tecniche orafe uniche: lo sbalzo e il cloisonné. Placche sbalzate con nodi attorcigliati sono intervallate da placche cloisonné con disegni fitomorfi e geometrici creati con barre di rame e amalgama di mercurio.
L’ulteriore riflessione riguarda il metodo di costruzione delle placche cloisonné, in contrapposizione alla tecnica della filigrana come è stato suggerito. La filigrana, infatti, impiega dei “fili”, mentre nell’icona di Galatina sono ben visibili delle barre metalliche, per lo più di forma quadrata o rettangolare e a sezione circolare, che creano delle vere e proprie partizioni non cave ma rifinite.
Il tesoro della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria
Non si può non notare il Tesoro della chiesa Santa Caterina d’Alessandria, che comprende oggetti d’arte che conservano reliquie. Tra questi si ricordano il Calice e il Reliquiario del seno di Sant’Agata, entrambi in argento dorato, e il dito di Santa Caterina, generosa donazione di Raimondello alla chiesa di Santa Caterina. Indimenticabile il mosaico bizantino del XII secolo (67 x 151 mm, con tessere di circa 1 mm di spessore).
Gli orari della Basilica di Santa Caterina d’alessandria
Giorni | Mattina | Pomeriggio | |
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Feriali | 7:15 Lodi Mattutine e Ufficio delle Letture (escluso il Lunedì) | 08:00 | 19:00 |
Festivi | 10:00 – 11:30 | 19:00 |